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Birrificio Messina

Birrificio Messina

La fabbrica salvata dai lavoratori

La birra messinese viene prodotta dal 1923 dalla famiglia Presti-Faranda. Alla fine degli anni ’80 l’Heineken rileva lo stabilimento, ma dopo un buon periodo iniziale, decide di chiudere l’impianto. Intervengono quindi gli eredi dei Faranda che tornano a produrre la birra sotto il nome di Triscele Srl. Ma nel 2011 i 41 operai dell’azienda ricevono la lettera di licenziamento. “Era cambiata la destinazione d’uso dei terreni – racconta Mimmo Sorrenti, attuale presidente del Birrificio Messina –. Avevano assunto un valore dieci volte superiore a quello iniziale di quattro milioni di euro. Noi operai abbiamo spinto per il trasferimento della produzione, ma il vecchio proprietario ci ha tradito”.

Le ricerche di nuovi investitori cadono nel vuoto e, nel 2014, 15 dei 41 lavoratori decidono di investire mobilità e Tfr per continuare a produrre la birra, diventando padroni-operai: fondano una cooperativa, cercano finanziatori, raccolgono 3,2 milioni di euro, affittano due capannoni da 1200 mq forniti dall’assessorato alle Attività produttive della Regione, comprano nuovi macchinari, completano il percorso burocratico. L’obiettivo è arrivare anche all’estero nel 2017, magari con la vendita online.

Nello stabilimento di Larderia, 10 km a sud di Messina, si produce la Birra dello Stretto (la vecchia etichetta Birra Messina è proprietà di Heineken), la Doc 15 e la Cruda 15. Quindici come i soci fondatori dell’attività.

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