Il “diritto alla salute” è uno dei pilastri più importanti del Sistema Italia. Garantisce, di fatto, prestazioni sanitarie garantite e gratuite in forma universalista, cioè a prescindere dallo status giuridico ed economico, a tutti i cittadini residenti.
Questa impostazione si è evoluta nel 1978 a partire da un sistema che invece si basava sulla protezione di chi aveva accesso, tramite il proprio status lavorativo, ad una mutua. Quella riforma, e le altre che l’hanno evoluta e sviluppata, ha consentito alla sanità italiana di essere una tra le prime al mondo in quanto a qualità ed esiti. Le difficoltà economiche che oggi impongono all’Italia di rientrare da un altissimo debito pubblico, hanno portato ad inserire forme di compartecipazione alla spesa da parte degli utenti.
La crisi degli ultimi anni che ha intaccato in modo consistente la capacità di spesa delle famiglie ha fatto sì che, incontrandosi con le esigenze di crescente compartecipazione, le famiglie facessero scelte di contrazione anche nell’accesso alle cure, non solo dovute a fattori di natura economica, ma anche di natura culturale e sociale. Non è paritetica la possibilità di accesso, per esempio, alle evoluzioni tecnologiche e non è più configurabile come diritto la disponibilità di cure innovative. Il tentativo di introdurre livelli essenziali rischia di aumentare ancora le differenze tra chi vive in territori virtuosi e di sperimentazione e chi invece in luoghi dove si riesce a garantire solo il minimo stabilito per legge.
NE PARLANO:
Anna Baldini – Cittadinanza Attiva
Roberto Bernabei – Associazione Italia Longeva
Silvio Paolucci – Regione Abruzzo
Filippo Cavallo – Scuola S. Anna di Pisa
Barbara Bottalico – Università degli Studi di Pavia
Sergio Cavallaro – Auser Borgomanero
Roberto Scaini –
Medici Senza Frontiere *
Modera: Massimo Campedelli – Scuola S. Anna di Pisa
* in attesa di conferma