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IL PRIMO FESTIVAL BIENNALE SULLA COESIONE SOCIALE

Incubatore Coeso

Per parlare di coesione sociale siamo partiti dalle storie, realizzando una mappatura di buone pratiche, progetti, realtà nati dal basso o dalle istituzioni che raccontano, a volte meglio dei numeri, cosa significa fare coesione sociale in Italia. Abbiamo provato a raccontarle, attraverso interviste, articoli, video e immagini. La sezione è in continuo aggiornamento.

Costruiamo Saperi

Costruiamo Saperi

La rivincita del lavoro. Da stranieri a imprenditori
Nasce in seno alla Diocesi di Ragusa il progetto Costruiamo Saperi, finanziato da Fondazione con il Sud e destinato a formare all’auto-imprenditorialità cinquanta cittadini stranieri, selezionati tramite bandi aperti e pubblici, provenienti da 14 paesi e da 4 continenti diversi. Da novembre 2015, partiti i workshop di formazione, 30 uomini e 20 donne stanno affrontando un anno di preparazione, seguito…

Nasce in seno alla Diocesi di Ragusa il progetto Costruiamo Saperi, finanziato da Fondazione con il Sud e destinato a formare all’auto-imprenditorialità cinquanta cittadini stranieri, selezionati tramite bandi aperti e pubblici, provenienti da 14 paesi e da 4 continenti diversi. Da novembre 2015, partiti i workshop di formazione, 30 uomini e 20 donne stanno affrontando un anno di preparazione, seguito da un periodo di borsa lavoro, destinato a dare loro gli strumenti di conoscenza necessari per creare nuove cooperative agricole ed edilizie.

In appoggio al progetto stanno le proprietà della Diocesi, la bella Tenuta Magnì, a pochi passi da Ragusa e con 10 ettari di terreno che diventerà banco di prova per i futuri imprenditori, un luogo che intende essere non solo fonte di bellezza ma anche di sostentamento, e la bottega in centro storica, luogo di ritrovo e di store temporanei.
La cooperazione, tra cittadini stranieri e tra cittadini italiani, è lo strumento principale per la valorizzazione della dignità umana come anche per la rispettiva crescita professionale. Una formazione, quella proposta, che non vuole essere dare risposta alla ricerca di un impiego, ma investire sulla qualità, avendo l’ambizione di formare persone motivate e conoscenze artigiane raffinate. Un esempio? Le colture – contrassegnate come produzioni Slow Food- di zafferano, la
fava Cottoia di Modica, il fagiolo Cosaruciaro di Scicli, il cavolo vecchio di Rosolina, la cicerchia, la fava larga di Leonforte e il cece nero di Leonforte.

Una parte del lavoro vedrà i partecipanti al progetto impegnati nella riqualificazione architettonica di Villa Magnì che sempre più diventerà, come in parte è già ora, luogo di cultura, incontri, aggregazione e saperi.

 

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Centro Culturale Mammut

Centro Culturale Mammut

Dalla pedagogia l'esperienza che fa passi da gigante
‘O Mammut è uno strano e grande porticato a sei colonne in Piazza Giovanni Paolo II a Scampia. Nel 2007 dall’esperienza del Centro Territoriale a Scampia e dell’Associazione di promozione sociale Compare nasce l’omonimo centro ricerche. Che sia un contesto territoriale difficile lo sappiamo tutti. Ma il Mammut, negli anni, unendo ricerca pedagogica, urbanistica, teatrale, arti figurative, ha cercato un nuovo…

‘O Mammut è uno strano e grande porticato a sei colonne in Piazza Giovanni Paolo II a Scampia. Nel 2007 dall’esperienza del Centro Territoriale a Scampia e dell’Associazione di promozione sociale Compare nasce l’omonimo centro ricerche. Che sia un contesto territoriale difficile lo sappiamo tutti. Ma il Mammut, negli anni, unendo ricerca pedagogica, urbanistica, teatrale, arti figurative, ha cercato un nuovo modo di creare forme di socialità specifiche per tutte le età: dai laboratori per bambini, al supporto didattico per adolescenti, passando dallo sportello di orientamento, l’ambulatorio di medicina omeopatica, la ciclofficina e la scuola di italiano per migranti, estendendo poi le proprie conoscenze coinvolgendo anche organizzazioni territoriali di altre regioni e potando alla realizzazione di pubblicazioni. Il Mammut è anche una scuola formativa, che alimenta di idee e stimoli la sperimentazione sociale nella scuola e fornisce strumenti teorico-pratici. Il contesto sociale della città di Napoli ha consentito di lavorare su progettualità per il coinvolgimento di migranti e Rom, stranieri e italiani, in un contesto estremamente multiculturale e per questo ricco di stimoli, oltre che di difficoltà. Il potere dell’approccio pedagogico e la strenua volontà di coltivare relazioni sociali in modo nuovo e duraturo ha consentito il consolidarsi di una esperienza che è fatta di persone ma anche di luoghi: strade e piazze riconquistate alla comunità.

Centro Territoriale Mammut -Piazza Giovanni Paolo II, 3/6, Napoli
www.mammutnapoli.org – 
aps.compare@gmail.com – Pagina Facebook

Cauto

Cauto

A salvare il pianeta si parte dalla dispensa
É un gruppo di giovani che nel lontano 1991 dà vita all’Associazione Cauto che a Brescia, in prima istanza, si occupa del recupero di alimenti dall’ortomercato per la redistribuzione a scopo sociale. L’associazione diventa nel tempo cooperativa sociale e cresce, occupandosi di creare percorsi lavorativi e formativi in situazioni di marginalità sociale, concentrandosi in particolare su temi e attività di carattere…

É un gruppo di giovani che nel lontano 1991 dà vita all’Associazione Cauto che a Brescia, in prima istanza, si occupa del recupero di alimenti dall’ortomercato per la redistribuzione a scopo sociale. L’associazione diventa nel tempo cooperativa sociale e cresce, occupandosi di creare percorsi lavorativi e formativi in situazioni di marginalità sociale, concentrandosi in particolare su temi e attività di carattere ambientale e specializzandosi sempre di più nelle attività di recupero e valorizzazione dei rifiuti, dall’edilizia alle attrezzature sanitarie. Son passati vent’anni e Cauto è diventata una rete che accomuna cinque cooperative sociali e che hanno saputo riunire in un unico modello lavorativo la cura e il sostegno alla persona e la capacità imprenditoriale. La rete mette in primo piano le persone e la comunità in cui vivono, ma è anche diventata un’attività con tanta esperienza, capacità e professionalità, in grado di trasformare un riscatto professionale in una opportunità ambientale. Ancora attiva la dispensa sociale, che ogni settimana distribuisce 3000 porzioni di cibo a persone e associazioni. Ma la parte del leone la fanno i rifiuti, che per privati e enti pubblici vengono raccolti, gestiti e trattati, e anche riutilizzati quando possibile. 

Catacombe di Napoli

Catacombe di Napoli

Tra contrasti e risorse: un futuro di turismo, storia e cultura
  Nata nel 2006 la cooperativa La Paranza si occupa del quartiere Sanità di Napoli, luogo di in cui è nata e in cui si trovano incredibili risorse e grandi disuguaglianze di carattere sociale e culturale. Ma le difficoltà di partenza non spaventano, e sono anzi una motivazione in più per fare qualcosa di importante per la propria gente partendo da…

 

Nata nel 2006 la cooperativa La Paranza si occupa del quartiere Sanità di Napoli, luogo di in cui è nata e in cui si trovano incredibili risorse e grandi disuguaglianze di carattere sociale e culturale. Ma le difficoltà di partenza non spaventano, e sono anzi una motivazione in più per fare qualcosa di importante per la propria gente partendo da qui. E così si comincia con la gestione delle Catacombe di San Gaudioso e nel 2008 arrivano anche le Catacombe di San Gennaro. Un gruppo di esperti porta avanti con competenza le attività di archeologi, restauratori e storici dell’arte, garantendo da una parte il mantenimento dei luoghi e la loro accessibilità ad un pubblico sempre più ampio. Circa 50 sono i posti di lavoro creati, per le guide ma anche per i laboratori e i professionisti che hanno partecipato all’indotto del progetto. Vengono infatti fatte lavorare le imprese del territorio, si collabora insieme alle istituzioni per rendere accessibili questi luoghi con rampe e percorsi tattili. Ad oggi ci si occupa anche di ospitalità, con le strutture di accoglienza nate recuperando e valorizzando edifici conventuali. Oltre 68 mila persone hanno visitato le catacombe e oltre 10 mila metri quadrati di patrimonio sono stati recuperati alla visita e all’utilizzo turistico. E anche il sito internet realizzato è moderno e funzionale perché in una città come Napoli è importante intercettare i turisti stranieri! La rinascita è partita dalla Basilica di Santa Maria della Sanità. Per volere della comunità intorno ad essa raccolta la bellezza è diventato uno strumento di consapevolezza, recupero e occupazione. E già esistono nuovi progetti, nuove catacombe da scoprire, nuove visioni da sostenere!

 

Cartiera Pirinoli: da dipendenti a proprietari

Cartiera Pirinoli: da dipendenti a proprietari

La storia di un'azienda salvata dal coraggio dei dipendenti
Era il 2012 quando la Cartiera Pirinoli – Pkarton a Roccavione, in provincia di Cuneo, è fallita. I dipendenti, utilizzando le indennità di mobilità, se la sono ricomprata. In linguaggio tecnico si dice “Workers buy out”, ma in pratica significa avere il coraggio, lo spirito d’iniziativa e la credibilità per riprendere in mano le redini di una azienda storica con il…

Era il 2012 quando la Cartiera Pirinoli – Pkarton a Roccavione, in provincia di Cuneo, è fallita. I dipendenti, utilizzando le indennità di mobilità, se la sono ricomprata. In linguaggio tecnico si dice “Workers buy out”, ma in pratica significa avere il coraggio, lo spirito d’iniziativa e la credibilità per riprendere in mano le redini di una azienda storica con il preciso intento di farla rifiorire. Cinque, tra ex dirigenti e sindacalisti, hanno messo insieme ex dipendenti e hanno deciso di portare avanti la storia ultracentenaria dell’azienda tornando alle origini: la forma cooperativa. Nel 2015, vinta l’asta, ci si mettono anche Regione, Provincia e Comune a sostenere questi neo-imprenditori, che con il supporto di Legacoop hanno preso in mano le redini dell’attività per farla diventare un’azienda di famiglia. Una grande famiglia! Settanta soci, tutti presi tra i 155 dipendenti dell’azienda fallita sotto la precedente società, ma che, tutti credono, ha i margini per rinascere. Hanno sborsato 1,8 milioni e accettato una riduzione del 20% dello stipendio. Il 2015 l’azienda l’ha chiuso con 6 milioni di euro di fatturato. Un passo sudato, ma che promette bene!

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