Sono pochi i reggiani che conoscono il vero nome di questo teatro, che tutti chiamano affettuosamente “La Cavallerizza”. In realtà l’auditorium è intitolato a Cesare Zavattini. Fino alla seconda Guerra Mondiale si trattava infatti di un maneggio per cavalli annesso all’adiacente Caserma Zucchi (ora sede dell’Università di Modena e Reggio Emilia) e solo nel 1994, terminati i restauri, è stato destinato a sede teatrale. Da sempre centro nevralgico del festival per la sua “flessibilità”: uno spazio malleabile e intimo – pur arrivando ad una capienza di 450 posti – capace di adattarsi ad accogliere diversi eventi, dal concerto al dibattito. Un luogo di sperimentazione in cui la parola assume peso e significato.